Il giorno 20 marzo 2018 mi sono recata alla Chiesa dello Spirito Santo di Indicatore (Arezzo) perché interessata al mosaico di cui avevo sentito parlare e convinta che sarei riuscita a scriverci un articolo interessante. Nonostante l’opera sia ancora in fase di realizzazione, mai mi sarei aspettata di trovarmi davanti ad un progetto di tale portata, al quale collaborano (o hanno collaborato) artisti di qualsiasi nazionalità e che potrebbe addirittura diventare il mosaico più grande al mondo.

Andreina Giorgia Carpenito ha iniziato da giovanissima a lavorare nel settore del design e già a 16 anni ha dato alla luce i suoi primi dipinti, mentre Don Santi Chioccioli si è insediato in questa chiesa nel 1996, trovandosi davanti ad una costruzione che stava andando incontro ad un decadimento sia estetico che strutturale.

La prima collaborazione fra i due risale al 1997 quando, su richiesta del Parroco, l’artista produsse una pala d’altare lignea dedicata allo Spirito Santo; la medesima ha dato poi inizio ad un viaggio non ancora concluso, grazie all’idea ed al desiderio di Andreina di creare qualcosa di grandioso.

Risale al 2009 la creazione della prima parte del mosaico dedicato alla “Visione di Ezechiele” e da quel giorno il progetto è arrivato a voler coprire moltissimi ambiti diversi. Ecco le sezioni previste:

        Esterno della Chiesa: costruzione del campanile e dell’anfiteatro “Drago” per ospitare il pubblico, un parco sensoriale per le disabilità (con un percorso di cromoterapia, olfatto terapia e musicoterapia) e con giochi che aiutino nell’apprendimento della lettura e della matematica, un centro polivalente per tutte le arti che prevede spazi laboratoriali ed espositivi «dove chiunque possa educarsi e confrontarsi con qualsiasi forma d’arte» per dirla con la Carpenito, un orto/frutteto comunitario aperto alle esigenze di tutti ed un parco giochi autogestito con doposcuola.

 

        Interno della Chiesa: riqualificazione delle colonne con bassorilievi, un ballatoio-scultura all’entrata, un tappeto musivo pavimentale e l’inserimento di panche in plexiglass.

 

Altri interventi sono stati previsti per l’abbellimento della facciata in scarti di marmo.

Il progetto, fin dai primi tempi, ha iniziato ad essere conosciuto anche fuori dall’Italia ed è nata così l’esigenza di creare una comunità non solo per le persone del territorio ma anche per quelle provenienti da tutto il mondo. Nel corso di questi anni, Andreina e gli altri responsabili del progetto sono venuti in contatto con artisti dagli usi e costumi diversi: Francia, Canada, Argentina, Guatemala, USA, Scozia, Svizzera… sono solo alcuni dei loro paesi di provenienza.

Nel 2013 due designer spagnole (Maryluz Miguez e Sonia Prego) hanno sviluppato dei rendering per poter avere una visione tridimensionale della «follia di Andreina»; inoltre nel 2016, si è tenuta una festa per l’inaugurazione della prima parte del mosaico.

Nonostante i livelli raggiunti dal progetto, però, le difficoltà economiche non mancano: lo sviluppo dell’opera difatti, sta proseguendo solo grazie all’aiuto delle aziende locali che stanno donando materiali di recupero; gli artisti, inoltre, stanno continuamente cercando modi per ingegnarsi al fine di renderlo indistruttibile nel tempo.

Sono nate anche ulteriori complicazioni anche per quanto riguarda il cibo da fornire agli ospiti: nessuno è pagato, nemmeno gli artisti che volontariamente si spostano dal loro Paese di origine! La stessa Andreina ha dichiarato che sta lavorando per venti ore al giorno per far capire quanto amore mette in un progetto che alla fine non sarà esclusivamente suo, ma dell’intera comunità.

L’artista si immagina un luogo pieno di bambini ai quali viene insegnato a leggere e a scrivere giocando fra queste sculture, un grande libro aperto per gli psicologi per quanto riguarda il percorso sensoriale, artisti che possano sia imparare che insegnare condividendo le proprie esperienze, una comunità di persone che si vogliono bene e che si prendono cura l’uno dell’altro.

Sembra utopico ma basta passare per Indicatore per capire che questo è realmente ciò che stanno realizzando.

Ma, in breve, quali sono le finalità del progetto?

        Integrazione sociale

        Sviluppare la capacità a collaborare per un obiettivo comune

        L’arte come terapia

        Recupero di realtà sociali degradate

        Insegnamento dell’arte come bellezza e armonia dello spirito

        Riciclo e riuso di materiali per finalità artistiche

 

«Quando siamo circondati di bellezza creiamo i pensieri più belli.» – Andreina Giorgia Carpenito

 

 

Alice Caperdoni