Il 28 ottobre è uscito l’album di una delle band più interessanti della nostra zona, si tratta dei Red Light Skyscraper, provenienti da Siena. I membri sono Jacopo Palumbo (chitarra), Carlo Parillo (chitarra e voce), Leonardo Bindi (basso) e Matteo Vispo (batteria). Sono stati i vincitori del primo concorso dell’Ulcera Del Signor Wilson dedicato a Paolo Pierini e da allora ne hanno fatta di strada, aprendo anche il concerto dei Ministri all’Auditorium Flog di Firenze.

“Still The Echo” è il loro album di debutto ed è totalmente autoprodotto e finanziato tramite una campagna di crowdfunding. Se il disco fosse un calderone, dentro ci trovereste armonie spaziali, batterie trascinanti e chitarre che sostituiscono efficientemente le parti vocali – difatti solamente la traccia ‘Necessary and Sufficient Condition’ è cantata – il tutto amalgamato perfettamente da degli ottimi suoni. Infatti la band è forte di un sound originale e molto ricercato, spaziando dai più recenti ‘Explosion in the Sky’ ai vecchi ma cari a tutti ‘Slint’.

Il primo singolo estratto è Yugen, un viaggio astrale tra riverberi e ritornelli imponenti. Se posso essere di parte –  e conoscendo i ragazzi non me ne vorranno – la mia canzone preferita dell’album è Luke, la più emotiva ed arrabbiata. Non vi resta quindi che andare ad ascoltarli su Spotify oppure se vi capita, a qualche loro concerto, perché se lo meritano veramente.

Ho fatto quindi qualche domanda ai membri del progetto per farmi spiegare meglio il concetto dell’album e il loro pensiero riguardo la musica di oggi.

L’album ha un filo conduttore e l’ordine delle canzoni non è casuale, giusto? Come mai la scelta di questo nome?

La nostra idea iniziale non era certo quella di un concept album: soltanto dopo aver composto la tracklist ci siamo accorti che le canzoni in questo ordine acquisivano una loro coerenza.
Il filo conduttore può essere ritrovato nel viaggio che l'ascoltatore compie alla ricerca delle più profonde sensazioni interiori: è un percorso che, una volta arrivati al termine, lascia una traccia indelebile, un ricordo, o meglio ancora un'eco, da cui appunto il titolo 'Still the Echo'! 

Se vorreste aiutare l’ascoltatore, in quale posto o momento della giornata consiglieresti di ascoltare l’album per poterlo comprendere al meglio?

La varietà di sfumature presenti nell'album permette un ascolto lungo tutto l'arco della giornata. Certamente, brani come 'Luke' o 'Wander' sono più adatti ad un'atmosfera oscura o comunque notturna, mentre ad esempio 'Don London' o 'Necessary and Sufficient Condition' sono molto più "diurne".

 Le vostre canzoni nascono tutte in sala prove, cioè quando siete riuniti come in un gruppo garage rock, oppure sono anche il frutto di ore passate in solitaria?

La nostra composizione non ha dei veri e propri vincoli: possiamo partire sia da una base già esistente (ad esempio 'Wander' è nata da un riff composto da Carlo) sia dalla più "classica" jam da cui poi estrapoliamo gli elementi più interessanti per poi lavorarci in seguito. In ogni caso lo sviluppo della canzone in sé è un processo che affrontiamo tutti e quattro insieme, dato che siamo molto maniacali su qualsiasi dettaglio e teniamo molto alla cura del nostro suono, cosa che nell'album confidiamo sia evidente! Inoltre nei mesi precedenti alle registrazioni, un grande aiuto ci è stato fornito dal nostro produttore Jacopo Pettini, che ci ha dato moltissimi consigli utili su vari aspetti: proprio da lui è partita l'idea di registrare l'album in presa diretta.

Quanto vi ha aiutato la campagna di crowdfunding nella realizzazione dell’album? Consiglieresti ad altri gruppi emergenti di farla?

In tutta sincerità possiamo dire che senza la campagna crowdfunding, "Still the Echo" non sarebbe mai stato realizzato. Portare a termine un progetto del genere comporta, oltre ad un lungo lavoro, anche dei costi molto elevati, specialmente per un gruppo che non ha nessun appoggio economico esterno, come può essere un'etichetta. Di conseguenza, ricorrere ad un aiuto concreto da parte di altre persone diventa un'esigenza. In definitiva: il crowdfunding è altamente consigliato per i gruppi emergenti.

Il vostro genere musicale possiamo dire che è il post-rock, ma da quali altri generi siete influenzati o traete spunto?

Le nostre influenze sono abbastanza variegate e riflettono un po' i nostri ascolti personali o le nostre esperienze musicali precedenti ai Red Light. Si va dal blues al metal, passando per l'hard rock ed il crossover. Poi ci sono quei gruppi che mettono d'accordo un po' tutti e quattro, come possono essere i Mogwai, gli Explosion in the Sky o i My Bloody Valentine.

Come vedete la scena post-rock attuale, soprattutto quella italiana o europea?

Secondo noi parlare di scena post-rock Italiana è un po' un azzardo: è un genere che nel nostro paese pur avendo un buon numero di ascoltatori, non è mai riuscito ad attecchire più di tanto.
Il vero problema è che non c'è mai stato un gruppo di riferimento abbastanza famoso da ispirare una generazione, come possono essere stati ad esempio i Mogwai in Scozia e i Godspeed You Black Emperor in Canada e Stati Uniti. Sicuramente ci sono state delle band come I Giardini di Mirò, gli Offlaga Disco Pax, i Massimo Volume oppure gli ultimi Gazebo Penguins, che per certi versi hanno presentato degli elementi affini al nostro genere, ma la riteniamo una forzatura considerarli post-rock – termine peraltro ormai molto inflazionato. In ambito Europeo la situazione è molto diversa: in paesi come Francia, Spagna, Grecia o in Nord Europa, essendoci molti gruppi già affermati e una scena musicale più viva, è "più semplice" emergere o farsi notare. A livello internazionale il genere ha molti estimatori soprattutto negli Stati Uniti, Messico, Sud America e con nostra sorpresa anche in Oriente, dove vi è un ottimo bacino d'utenza.

Invece la scena musicale della nostra zona come la vedete? E se voleste dare un consiglio per migliorarla a band, locali, promoter, ecc. quale sarebbe? 

Pur essendo una provincia sostanzialmente piccola, riteniamo che la scena musicale senese sia molto ricca e viva. A dimostrazione di ciò vi è anche il recente exploit dei Ros a X-Factor, gruppo con cui abbiamo avuto l'occasione di condividere il palco proprio nell'ambito del contest dell'Ulcera. Citiamo anche altre band molto meritevoli come Deschema, Impatto Zero e I Scream, con cui siamo spesso in contatto.
Il tasto dolente, però, riguardo la presenza di locali medio-grandi per la musica live, specialmente a Siena: con la chiusura della Corte dei Miracoli e del Sonar, sono venuti a mancare degli spazi essenziali per i gruppi emergenti. Più che un consiglio, il nostro auspicio è che questi luoghi culturali possano riaprire il prima possibile, per dare spazio ai tanti musicisti e fruitori di musica dal vivo.

Luca Nerozzi