Sabato scorso, quasi per caso, sono venuto a sapere che ci sarebbe stato un concerto molto interessante vicino a casa mia; senza pensarci due volte, ho deciso di partecipare e mi sono recato al teatro di Laterina.

Il live in questione era dei I 3 di Borgo Inferno, monicker dietro il quale si celano altrettanti componenti storici dei Modena City Ramblers, ovvero il cantante Dudu Morandi (qua anche alla chitarra acustica), il bassista Massimo Ghiacci (qui al mandolino, alla chitarra acustica e talvolta alla voce) e il flautista Franco D’Aniello.

Dire che la serata è stata magica è dire poco: lo spettacolo dei “Tre” è nuovissimo, è partito da poco e forse per questo ancora “fresco” e “in divenire”, ma proprio per questo molto affascinante.

Lo spettacolo che propongono I 3 di Borgo Inferno è in realtà un racconto nel quale si intrecciano diverse canzoni che fanno da sfondo alla trama, la storia di alcuni ragazzi emiliani – provenienti, appunto, da un ipotetico borgo – e di un loro viaggio alcolico verso Londra, dopo varie peripezie e vicissitudini personali, per assistere ad un concerto dei Pogues. Inutile dire che durante la narrazione, ai protagonisti ne succedono di tutti i colori, ma la cosa più importante è il messaggio simbolico che traspare dal simpatico racconto dei nostri, tra velate note biografiche (negate ironicamente dai musicisti) e bellissime note musicali: una storia che invita a non abbandonare i propri sogni e a seguire il proprio istinto.

Ma che musica propongono I 3 di Borgo inferno? Potremmo definirlo folk-rock completamente acustico, però non si tratta di una riproposta alternativa del repertorio dei Modena (che vengono solo sfiorati da un paio di omaggi finali, richiesti dal pubblico), ma un tributo a tutti quei musicisti che hanno influenzato la storica combat band. Ecco infatti una sfilza di cover riarrangiate in salsa irish – e talvolta con grinta punk rock in chiave unplugged – che abbracciano quegli artisti che hanno segnato un solco profondo nella vita dei Modena: Pogues, Waterboys (da brivido “Fisherman’s blues”), Tom Waits via Ramones (un’insolita, divertente versione di “I don’t wanna grow up”), Clash (“I fought the law” dei Crickets, ispirata però dalla versione della punk band inglese), ma anche Hank Williams e molto altro; c’è perfino spazio per il traditional “Black is the colour (of my true love’s hair)”, cantato dal Ghiacci in una versione notturna.

Quasi due ore di goduria: in evidenza la simpatia dei tre musicisti nel raccontare i vari personaggi della storia, la voglia di non prendersi troppo sul serio ma allo stesso tempo di emozionare con i brani che hanno segnato i loro ascolti; una sorta di finestra sulle loro influenze.

Il consiglio che posso dare è di non perdere il prossimo concerto de I 3 di Borgo Inferno, se capitano dalle vostre parti: vi cattureranno immediatamente con la loro verve e la loro attitudine. Spero che lo spettacolo possa essere in futuro registrato e pubblicato, magari su vinile (oppure in edizione limitata su musicassetta, dato che è questo il supporto che viene spesso evocato durante il racconto – i protagonisti della storia, difatti, consumavano la musica dei Pogues e degli altri loro eroi, quasi esclusivamente su nastro.

Fidatevi:da non perdere assolutamente. Per tutti i fan dei Modena, ma anche per tutti gli amanti della musica acustica e – perché no? – anche a chi vuol sentire un po' di storia del rock riarrangiata in maniera originale.

Francesco Lenzi