Sabato 29 aprile ho avuto l’occasione di intervistare Fabio Civitelli, fumettista ed illustratore molto conosciuto che da anni è ormai legato a Tex, una delle più famose serie italiane a fumetti di sempre, pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore. In questa occasione però, Civitelli ha presenziato in veste di fotografo per presentare alcune delle sue foto insieme agli altri membri del gruppo “La Pieve Arezzo” (di cui ho scritto una breve recensione: Itinerari 2017); non ho esitato quindi a basare le mie domande sul rapporto fra le sue fotografie e i suoi disegni.

 

Come dicevo, Lei è molto conosciuto principalmente per quanto riguarda il disegno e i fumetti, ma la fotografia dove e come si pone nella sua vita?

Beh, si pone in un contesto piuttosto positivo perché ho cominciato in modo molto fotoamatoriale. Devo dire la verità: quando mi fidanzai con la mia attuale moglie comprai la Reflex per fare le foto a lei (come molti – aggiunge). Da lì in poi è nata una grande passione, tanto che dal 1986 decidemmo di organizzare esposizioni, io e gli amici del foto club “La Pieve”, una o due volte all’anno, proprio qui al Circolo Artistico; quindi è diventato anche un impegno, di piacere e non professionale. Ad ogni modo ci sono tanti punti in comune fra il disegno e la fotografia: per esempio l’uso della luce. Gli effetti di luce che ho riportato nel disegno li ho imparati prevalentemente dalla fotografia, soprattutto le luci contrastanti che a me piacciono molto…

 

Quindi è partito tutto dalla fotografia?

Credo di no, è un interscambio. Io sono partito guardando i grandi disegnatori di fumetti, però volevo arricchire a livello tonale i miei disegni che erano un po’ piatti: ho cominciato così a studiare le luci ed esse derivano anche da un certo tipo di fotografia. Per cui c’è stata molta compenetrazione. Addirittura negli ultimi anni ho messo a punto una tecnica per tratteggiare i grigi, i quali non si potrebbero rendere nel disegno siccome è stampato al tratto (immagini formate esclusivamente da bianchi e neri senza toni intermedi; N.d.R.), utilizzando la tecnica dei puntini che si è ispirata ad una constatazione: anche nella fotografia, in particolare nella la fotografia su pellicola ad alta sensibilità, l’immagine è fatta da tanti puntini neri, che sono più fitti o più radi e che danno l’idea del chiaroscuro. Io ho riportato quella tecnica nel disegno, per cui è stata davvero una grande influenza. Invece il disegno mi ha influenzato, quando fotografo, in ambito di composizione: tu sai che costruendo una scena da zero studi prima dove mettere i personaggi, crei proporzioni, calcoli la distanza dal centro della vignetta e questo lo riporto poi automaticamente nella fotografia. In sostanza io nella fotografia compongo come se disegnassi. Quindi tendo a mettere il soggetto ad un terzo dell’inquadratura, oppure centrale, con molto spazio intorno: quello che si fa nel disegno. C’è un interscambio che per ora funziona, speriamo che continui! Però come fotografo sono proprio completamente fotoamatore, nel senso che non vendo fotografie e non lavoro su commissione. Faccio solo quello che pare a me come pare a me. Nel disegno lavoro su commissione chiaramente e mi devo adattare alla committenza. In più adesso realizzo quadri in cui riprendo tutti e due gli stilemi, quello del fumetto e quelli della fotografia. Ovvero dipingo quadri del mio personaggio, Tex Willer, che inserisco però in un ambiente fotografico, quindi molto realistico: iperrealistico se vogliamo. Quindi sembra che sia un personaggio veramente esistito in quei luoghi, in un certo senso.

 

Quindi anche i quadri sono sempre in bianco e nero?

 

Esatto, io disegno solo in bianco e nero e fotografo solo a colori. Sono un po’ schizofrenico (ride).

 

Alice Caperdoni.

 

Una foto e un disegno di Fabio Civitelli a confronto.