Zahra Kiafar nasce nel 1997 in Iran. Si diploma presso il Liceo Artistico di Teheran nel corso di Animazione. Dal 2017 vive in Italia e attualmente studia Pittura presso l'Accademia delle Belle Arti di Roma.

Durante la prima giornata di Arezzo Crowd Festival (il festival del teatro partecipato) ho avuto modo di osservare, nell'ambito delle 1 Day Exhibitions, alcune tue opere esposte presso la sede di Officine Montecristo. L'immediata sensazione che ho avuta mi ha rimandata a quando sperimentai per la prima vola i lavori di due pittrici tra le più significative rappresentanti del surrealismo femminile, ossia Remedios Varo e Frida Kahlo.

Sai, mi viene spesso detto ciò. Soprattutto per la presenza dell'elemento femminile.

Davvero? Benché personalmente ritenga che i vostri stili (e nel caso di Remedios Varo, le vostre raffigurazioni stesse) siano evidentemente differenti, ho potuto riscontrare che vi sia un intimo richiamo al contempo del vissuto e dell'immaginato il quale vi lega artisticamente. In Remedios Varo era il vissuto ad incunearsi e successivamente ad amalgamarsi nell'immaginato, mentre nel tuo caso ho l'impressione che avvenga il processo opposto, forse più similmente a Frida Kahlo. La mia prima domanda riguarda proprio ciò: v'è una valenza della componente autobiografica e di quella fantastica nelle tue opere? E se sì, quale dei due suddetti aspetti prevale?

Quando ho cominciato, e sono tre anni che ho scelto il mio stile... non è tanto tempo che dipingo così... per me il surrealismo non era, e non è tuttora, molto importante. Per me lo è il concetto, lo sono le vite vere. Il dipinto poi diventa surrealista, ma per me ciò non è in effetti fondamentale.

Dipoi ho notato che i lavori relativi all'esposizione presso la sede di Officine Montecristo fossero tutti dipinti. Quale tecnica prediligi?

Olio su tela. Ma è anche vero che di solito disegno a matita dei soggetti per avere l'ispirazione, ispirazione che spesso proviene dalle mie meditazioni.

Un altro aspetto che si distingue nei tuoi lavori, a cui tu difatti hai già accennato, è la presenza dell'elemento femminile. Quale ruolo dai alla rappresentazione della donna e più in generale dell'essere umano all'interno delle tue opere?

Il mio primo ed unico obbiettivo... il mio motivo, anche se non mi piace dirlo, è un motivo politico. Vengo dalla Persia, il velo è obbligatorio, è così da quarant'anni dopo la rivoluzione islamica e... insomma, posso dire che tutto ciò riguarda la donna, ovvero il corpo femminile, i capelli della donna... tutto ciò che è vietato mostrare. Una volta un'artista famosissima, iraniana, mi ha detto che quando fai l'arte e sei una persona persiana, tu non riesci a non essere una persona politica.

Parlando del velo e dell'aspetto dei capelli in particolare, mi viene in mente un dipinto presente alla mostra...

Intendi Il cancro, forse. Quella è una storia molto diversa. Il dipinto si basa sulla storia di una mia amica che ha vissuto per dieci anni a Venezia, una mia amica persiana. Aveva il cancro, un cancro molto forte... per fortuna adesso è guarita ed appunto il dipinto è dedicato a lei.

Per concludere, sarei curiosa di conoscere l'idea che si cela dietro l'opera La donna iraniana, ossia l'opera divenuta manifesto di Arezzo Crowd Festival.

Si tratta di un lavoro fatto con acquerello, l'ho fatto ben cinque anni fa. Mi sono ispirata ad un particolare tipo di tappeto persiano. Il motivo per cui l'ho fatto, per me molto importante, in effetti è lo stesso di cui abbiamo già parlato. Volevo che il quadro esprimesse la libertà... la libertà ed in specifico la libertà della donna iraniana. Ma volevo anche far vedere la sofferenza di una donna iraniana in Iran e per questo motivo ho aggiunto le crepe... moltissime crepe sulla faccia di questa donna: per far vedere tutte quelle difficoltà che una donna iraniana in Iran affronta, tutto quello che deve sopportare.

Intervista a cura di Gaia Botarelli

  

                             Il cancro                                                      La donna è donna                                                                        Cambio della pelle